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Le tradizioni natalizie dell’Etiopia: tra canti ortodossi e rituali ancestrali

Un Natale d’anima e spiritualità nel cuore di Lalibela

Nessun altro luogo incarna lo spirito profondo e spirituale del Natale come Lalibela, città storica incastonata tra le montagne dell’altopiano etiope. Durante il periodo natalizio, questo remoto angolo d’Africa si trasforma in una destinazione turistica unica, centro di pellegrinaggio e cuore pulsante di una fede antica che risuona in ogni canto, preghiera e passo scalzo sulla terra rossa.

Qui il Natale, conosciuto come Gena, viene celebrato il 7 gennaio secondo il calendario giuliano etiope. È una delle tradizioni religiose più sentite del paese, che riunisce decine di migliaia di fedeli provenienti da ogni regione. Il significato spirituale di Gena è profondamente radicato nella cultura ortodossa etiope, un rituale che più che ricordato, viene vissuto con il corpo e l’anima da intere generazioni.

Un pellegrinaggio millenario verso le Chiese nella roccia

Lalibela è famosa in tutto il mondo per le sue straordinarie chiese monolitiche, patrimonio dell’umanità UNESCO, scavate nella roccia nel XII secolo per volere del re Lalibela, il quale desiderava creare una nuova Gerusalemme in terra d’Etiopia. Durante Gena, queste tredici strutture sacre diventano il fulcro delle celebrazioni religiose, illuminate da candele e costellate da cori di preghiere.

L’atmosfera è mistica. Prima dell’alba del 7 gennaio, migliaia di pellegrini avvolti nei tradizionali shamma bianchi si raccolgono all’esterno delle chiese, cantando in un ritmo ipnotico che echeggia tra le pareti di pietra viva. I sacerdoti, vestiti di tuniche colorate e incoronati da ombrelli cerimoniali, danzano al suono dei tamburi kebero e dei sonagli sistrum, strumenti musicali usati nei riti della chiesa copta ortodossa. Questo momento, più che uno spettacolo, è una manifestazione di fede collettiva che avvicina ai primi secoli del cristianesimo.

I canti e le liturgie della Chiesa Ortodossa Etiope

Elemento irrinunciabile del Natale etiope sono i canti liturgici tramandati oralmente dai debir, i cantori ecclesiastici. Intonano melodie antichissime in Ge’ez, l’antica lingua liturgica oggi usata solo nei rituali religiosi. La musicalità delle celebrazioni è scandita da cori alternati, responsoriali, che coinvolgono tutta la comunità in una danza vocale di adorazione. Alcuni studiosi ritengono che queste forme di canto rappresentino una delle radici più antiche della musica sacra cristiana.

Durante le ore della veglia notturna che precede la nascita di Cristo secondo la liturgia ortodossa, i fedeli partecipano cantando e danzando per tutto il tempo, alcuni con il corpo prostrato in atto di penitenza sul pavimento freddo delle chiese. Questa intensità spirituale è la stessa che colonizzatori e viaggiatori come Bruce o Rimbaud riportavano meravigliati nei loro diari nel XIX secolo.

Riti ancestrali e gioco del gena

Il Natale etiope non si riduce al solo culto religioso ma ingloba elementi di cultura tradizionale resiliente e viva. Uno degli aspetti più curiosi è il gioco del Gena, una sorta di hockey ancestrale praticato dai pastori delle alture in ricordo dei pastori biblici. Si tratta di un rituale che unisce sacro e profano, praticato nei villaggi e nelle pianure attorno a Lalibela, dove i giovani si cimentano con bastoni di legno e una sfera rudimentale, celebrando la nascita del Salvatore con fierezza tribale.

Nei villaggi circostanti, le famiglie preparano il banchetto natalizio, condividendo piatti tradizionali come il doro wat (stufato di pollo speziato con berberé) e l’injera, il tipico pane di teff fermentato. Il pasto viene servito su grandi piatti comuni come simbolo di unione familiare e comunitaria. È proprio attorno alla cucina che emerge un altro tratto di questa sentita festività: la celebrazione del dono condiviso, dell’armonia tra corpo e spirito.

Un viaggio nell’anima spirituale dell’Africa

Lalibela, durante Gena, va oltre i confini della geografia. Diventa un’esperienza mistica, una dimensione sospesa nel tempo che interroga le nostre radici. Viaggiare fino a qui, in questo periodo, è molto più di una scoperta turistica: è un’immersione in una spiritualità palpabile, un’occasione rara per assistere a riti autentici sopravvissuti al sincretismo e alla globalizzazione.

Per i viaggiatori che vogliano esplorare destinazioni cariche di storia e significato simbolico, il Natale a Lalibela è un’esperienza che non ha eguali nel mondo. La città diventa un epicentro spirituale africano, testimone del dialogo tra ancestrale e divino, dove l’eco delle liturgie si intreccia con il sussurro delle montagne rocciose che la proteggono.

Autori come Philip Marsden e riviste come National Geographic Travel hanno più volte descritto l’atmosfera magnetica della città durante Gena, enfatizzandone l’unicità globale in ambito religioso e culturale.

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